L’Amarone della Valpolicella è uno dei vini rossi più conosciuti e celebrati d’Italia. Con un profumo che richiama alla mente la frutta passita, il tabacco e le spezie, l’Amarone è un vino dall’intenso sapore, in cui spiccano note di frutta passita. Insomma, un vino di grandissima personalità, eccellenza di alcune cantine di particolare notorietà in Italia, come la Cantina Tommasi, e oggi sempre più apprezzato anche all’esterno dei confini nazionali. Ma quali sono le caratteristiche dell’Amarone? Quale è la sua storia? Come si produce?

La storia dell’Amarone

L’Amarone della Valpolicella non è solamente uno dei vini rossi più famosi d’Italia, quanto anche uno dei più pregiati vini di tutta la zona del veronese. Dal sapore inconfondibile e deciso, è oggi apprezzato dai più esigenti consumatori di tutto il mondo, ed è l’evoluzione moderna del Recioto, uno dei vini più antichi dell’intera storia vitivinicola italiana.

Peraltro, storia vuole che la prima testimonianza dell’antenato dell’Amarone si trovi in una lettera inviata da Cassiodoro, ministro di Teodorico, re dei Visigoti, in cui veniva descritto un vino prodotto in seguito a una speciale tecnica di appassimento delle uve, chiamato Acinatico, in un territorio ribattezzato Valpolicella (nome che, secondo alcuni, potrebbe a sua volta significare Valle delle molte cantine, o Vallis polis-cellae).

Se dunque l’Acinatico è l’antenato del Recioto, e il Recioto è l’antenato dell’Amarone, non ci rimane altro da fare che cercare di capire come si sia arrivati dal secondo al terzo. Un tempo, infatti, in Valpolicella veniva prodotto solamente il Recioto, un vino vellutato e dolce: le stesse uve, con il passar delle stagioni e con la fermentazione, diedero però vita a un vino molto diverso, più secco e amaro. Una deviazione che ha contribuito a fare la fortuna del Recioto… della cui versione originaria però non rimaneva più nulla, sostituita da questo vino più amaro. O, appunto, l’Amarone.

La commercializzazione dell’Amarone

La vera e propria commercializzazione dell’Amarone ebbe però inizio solamente nel secondo dopoguerra, e solo sul finire degli anni ‘60 dello scorso secolo arrivò il riconoscimento della Denominazione d’origine controllata.

La produzione e la commercializzazione dell’Amarone crebbe poi con il passare dei decenni, anche se rispetto ad altri vini la sua quantità rimane pur sempre limitata, a causa della particolare cura e dello specifico processo di realizzazione.

La produzione dell’Amarone

Le tecniche di produzione dell’Amarone sono sostanzialmente invariate nella storia. Le uve vengono raccolte tra la terza decade di settembre e la prima decade di ottobre, scegliendo solamente quelle sane e giunte a piena maturità. A proposito di uve, il disciplinare di produzione prevede che le uve Corvina rappresentino tra il 45% e il 95% del totale, anche se è ammesso il Corvinone fino alla misura massima del 50%, in sostituzione di una pari percentuale di Corvina. Ammessa anche l’uva Rondinella, in una percentuale tra il 5% e il 30%.

Le uve sono poi poste in un unico strato in cassette di legno (o plastica), al fine di favorire una perfetta areazione e un congruo appassimento. Le uve sostano nei fruttai per 3-4 mesi, eliminando i grappoli intaccati da marciume e muffe. Quando perdono almeno la metà del loro peso, e si giunge così alla concentrazione desiderata di zuccheri, si passa poi alla fase successiva, la pigiatura.

A completamento delle tecniche di pigiatura si passa dunque all’affinamento dei vini in contenitori di legno. Subito dopo la permanenza in botte, dopo l’imbottigliamento, c’è un ulteriore periodo di affinamento in vetro, che precede la vera e propria fase di commercializzazione al pubblico di appassionati.

La degustazione dell’Amarone

Da quanto sopra dovrebbe essere chiaro come l’Amarone sia un vino “unico”, non solamente in ambito nazionale. Il suo colore è intenso e luminoso, i profumi richiamano i frutti di ciliegia e ribes, il cioccolato e le spezie. In bocca è ricco e strutturato, pieno e morbido, elegante ed equilibrato, lasciando dunque l’impressione di una prelibatezza che difficilmente potrà essere dimenticata.

Contrariamente a quanto avviene con altri tipici vini rossi invecchiati italiani, i suoi tannini sono rotondi, e si può apprezzare pienamente fin dal primo assaggio. Un vino appunto unico, che non a caso è sempre più richiesto in tutto il mondo, dove moltissimi estimatori hanno iniziato ad apprezzare le sue caratteristiche.