vinovip-cortinaCome ogni due anni dal 1997 a questa parte, anche quest’anno si è svolta a Cortina d’Ampezzo, nel magnifico contorno delle Dolomiti, l’edizione 2013 di VinoVip, la nona complessiva.

L’evento biennale fu ideato dalla rivista Civiltà del Bere e da allora è cresciuto tanto da essere una importante cassa di risonanza per lo stesso Vinitaly. Non a caso proprio Vinitaly è stato lo sponsor principale ed ha illustrato gli importanti eventi che coinvolgeranno la più importante fiera italiana nel Vinitaly International a novembre in Hong Kong e Russia. A differenza delle altre edizioni, quest’anno VinoVip si è svolto dal 13 al 15 luglio invece che in settembre.

L’obiettivo di VinoVip è stato soprattutto quello di catalizzare l’attenzione di addetti ai lavori e non verso il vino di qualità, a discapito di vini “altri”, che poco hanno a che fare con la lunga tradizione italiana. A far da contraltare al tema principale, tre serate dedicate a tre aspetti complementari: il mondo produttivo, quello scientifico e quello istituzionale.

Il programma particolarmente ricco ha coinvolto anche esercizi commerciali e ristoranti. Sabato si è tenuta l’apertura con degustazioni in alta montagna presso i rifugi delle Tofane, mentre la sera i migliori ristoranti hanno partecipato al Gourmet.

Domenica è stata la volta di una divertente competizione, “VinoVip Blind Tasting Competition”, ovvero alcuni esperti degustatori di vino si sono sfidati tra loro cercando di individuare da bendati quale vino stessero assaggiando su una rosa di dieci vini differenti. La sala conferenze ha tenuto il dibattito della Robinson circa l’importanza sempre maggiore del marketing nel settore vitivinicolo, mentre in serata a Cortina le enoteche sono rimaste aperte proponendo speciali combinazioni degustative e assaggini particolari, per chiudere il tutto con premiazioni nel mondo della comunicazione del vino.

Proprio Jancis Robinson, tra le più importanti enologhe del mondo, ha sottolineato l’importanza della qualità piuttosto che della quantità, nella produzione della millenaria bevanda. Senza trascurare per questo aspetto le innovazioni tecnologiche che, se da un lato sembrano allontanare dalla “tradizione”, dall’altro in realtà ne favoriscono l’incremento qualitativo. È il caso ad esempio dell’utilizzo di cassette di plastica per la raccolta in luogo di quelle di legno, o di tavoli di selezione delle uve sempre più accurati nello scartare i grappoli meno buoni meglio di quanto non riesca a fare l’occhio dell’uomo. L’intervento ha discusso anche l’importanza del packaging, ossia della veste con cui il vino si presenta al pubblico per la vendita. Fondamentale perché può decretare da solo il successo del vino, dovendo esprimerne una perfetta descrizione del prodotto e la propria storia nella parte posteriore dell’etichetta, compresa di tracciabilità. Risalto è stato dato anche alla realizzazione di siti web che siano meno istituzionali e più sociali, in grado di raccontare il vino ai non addetti ai lavori, infondere fiducia e capaci di innescare il classico passaparola su internet, rendendosi più vicini ai consumatori.

Infine, nella giornata di lunedì 15 luglio, ampio spazio è stato dato all’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia e alle sue ricerche sperimentali nel campo nutrizionale e vinicolo, per concludere il tutto presso il Rifugio Faloria otre i duemila metri di altezza, con una degustazione finale di numerosi vini e distillazioni derivate.