Le origini del vitigno Fiano sembrano essere combattute tra una storia romana ed una greca. La tesi romana sostiene che il nome derivi dal latino apianis, nome dato all’uva in quanto ne andavano ghiotte le api. Tuttavia in questo modo diventa difficile trovare un legame specifico con questo vitigno. Forse allora è più probabile l’ipotesi greca, che sostiene che il vitigno sia stato importato nella zona campana da coloni provenienti da Apia, antica cittadina del Peloponneso, da cui il vitigno prese il nome di vite apiana, trasformatasi in Fiano nel corso dei secoli. La prima citazione con questo termine risale al XIII secolo in un documento in cui si riporta, tra gli altri, un ordine di questo vitigno da parte del re Federico II e sul finire dello stesso secolo da parte del re Carlo II d’Angiò. Il Fiano ha dato origine a numerosi sinonimi con cui è citato lo stesso vitigno, il più accettato dei quali è Latino o Uva Latina.

Oggi il Fiano è tra i vitigni più comuni in tutte le province della Campania, ma è presente anche in tutte le province pugliesi, e in quelle di Macerata, Ancona, Ascoli Piceno e Potenza. In particolare, è importante nell’area dell’Iripinia, dove raggiunge risultati straordinari e da origine al vino Docg Fiano di Avellino. La sua coltivazione è in crescita anche nella zona di Salerno dove le sue uve sono parte integrante per la produzione del vino Doc Cilento Bianco.

Il grappolo è medio piccolo con ala ben sviluppata, l’acino è ellittico di colore giallo dorato o ambrato, con poca pruina con buccia spessa e resistente, adatta anche al consumo come uva da tavola.

Il periodo di vendemmia avviene generalmente nella prima settimana di ottobre.